Storia di uno zaino pesante

 

“Tu sei?”

“Un DSA!”

“No, no…tu sei? Io Francesca, tu?”

“Aaaaah io C. e non riesco tanto a fare i compiti!”

“E invece che riesci a fare? Cosa ti piace fare?”

“A scuola quasi niente. Quindi niente!”

“Come quindi niente? Non esiste solo la scuola!”

“E’ vero, ma nessuno me lo chiede mai!!!”

“Eh allora C. ti tocca pensarci perché sì faremo i compiti, ma prima dei compiti dovrò ricordarmi il tuo nome, quello che ti piace, i giorni in cui fai sport… “

[Sorride.

Sorrido.

Ci siamo detti tutto].

 

Quella che per noi adulti può rappresentare una “piccola” difficoltà, il non riuscire a fare i compiti, diventa per un bambino una sua caratteristica mal vista, non voluta.

Un peso nello zaino che cresce giorno dopo giorno, e lo ricopre. Lo ricopre al punto tale che se qualcuno, che ha capito lo “affiancherà” nei compiti, gli chiede “chi è?”, lui sostituisce il suo nome con ciò che lo contraddistingue, come se oltre la scuola, al rendimento, ai compiti lui abbia smesso di essere un bambino, di esistere in quanto tale.

Accogliere una difficoltà non significa solo offrire un aiuto didattico o un insegnamento strategico, significa accogliere una persona, un bambino innanzitutto.

Significa tenere a mente ciò che quella difficoltà rappresenta per lui, significa rendere quello zaino non vuoto, ma del giusto peso, significa pensarlo sempre in un ambiente che non è solo la scuola, ma di cui la scuola è una parte. Significa non perdere di vista i suoi talenti e non reputarli “meno validi” se non nascono fra i banchi di scuola.

pasted image 0.png

 

Uno zaino è un “contenitore” di opportunità sulle spalle di un nome che nessuno deve dimenticare!

 

 

 

Dott.ssa Francesca Rendine